Associazione di Volontariato a Pistoia

Diario di scuola, di Alessandra Avanzini

E dopo un mese di pausa rieccoci a conversare del nostro mondo: quello spazio di solidarietà in cui cura, educazione, politica e ricerca pedagogica si incrociano con le azioni e i pensieri della nostra quotidianità.
Vogliamo inaugurare questo 2020 con una lettura.
All’interno degli ultimi due numeri della rivista Ricerche Pedagogiche (sono scaricabili qui gratuitamente tutte le uscite del 2018 e del 2019), la professoressa Alessandra Avanzini ha iniziato a condividere il suo Diario di scuola, il punto di vista privilegiato di una ricercatrice che diventa insegnante nella scuola secondaria. A tutto questo si aggiunge la lente che filtra ogni cosa, quella del precariato, una condizione testimoniata con autenticità e senso critico.

Nell’iniziare questa rubrica, voglio prima di tutto chiarire il punto di vista dal quale scrivo: quello del precario. La prospettiva infatti non è così lineare ed immediata; bisognerebbe immaginare un quadro di Escher per provare ad entrare in sintonia. Il che significa che la scuola è vista dal di dentro, eppure non del tutto; la scuola viene raccontata da chi la vive, ma non del tutto. Lo sguardo di chi parla è, infatti, un po’ strabico; e un po’, a dire il vero, mi piace che sia così. Io sono dentro la scuola, per un verso, ma anche fuori; sono dentro il mondo della ricerca, per un verso, ma anche fuori.
È la terribile libertà di trovarsi in una zona di frontiera, non certo per scelta, ma perché è così – e non importa qui spiegarne le ragioni. È la libertà imposta che mi fa essere in una posizione teoreticamente privilegiata, non ci sono dubbi, rispetto a chi vive nella statica sicurezza di una prospettiva garantita fuori e dentro di sé; resta il fatto che, dal punto di vista pratico, è solo disastrosa. È la vita vissuta sul filo dell’incertezza, specialmente sul versante economico.
Cercando di non esserne travolti, tuttavia, e con la caparbia volontà di cogliere il meglio, di fare della “nobile menzogna”, dell’autoillusione cosciente, un gioco fin troppo reale, può essere anche vista come lo slancio a non adagiarsi mai. Va detto che per riuscire è necessaria una forte dose di autoironia così come è fondamentale non pensare troppo al futuro e vivere giocando con un presente che sfida ostinatamente se stesso.
Forse sarà per questo che con i ragazzi mi trovo sempre in totale sintonia: condivido della loro esistenza probabilmente questo sguardo in divenire, che non ha schemi prefissati, modelli da imporre, regole rigidamente date. Le regole si costruiscono insieme, gli obiettivi si condividono e si decidono giorno dopo giorno. Il senso non è dato, è una meravigliosa conquista.
Da Diario di scuola I

La professoressa Avanzini racconta con grazia e incisività, riuscendo a cogliere connessioni e ad accogliere con familiarità chi legge nelle esperienze che riporta, senza mai banalizzare o trascurare l’approfondimento: il suo diario è un pensiero che si svolge, un’azione che si pensa.

Non ho altra arma se non una, quella in cui si gioca tutto il mio lavoro – il sapere.
Sta a me umanizzarlo e trasformarlo in un gioco potenzialmente condiviso. Se riesco a farli entrare con entusiasmo nel viaggio della conoscenza il mio obiettivo è raggiunto. Mi accorgo però prestissimo che la cosa è seriamente complicata, perché il loro primo obiettivo è molto più concreto del mio: essere autonomi, indipendenti, guadagnare tanti soldi, avere un lavoro di successo.

E poi, ragazzi?
“E poi prof. cosa vuole di più? Che me ne importa di faticare a studiare, coi soldi mi pago pure il diploma”.
La strada è in salita.
Io, persa a ragionare con il mio mondo di ombre, loro, attratti come falene dall’abbagliante luce della più spietata concretezza. Un disastro emotivo: se non raggiungono la loro concreta destinazione, il loro obiettivo così poco ideale ma così sicuro, che ne sarà di loro? Come far capire che la loro storia, qualunque sia, con errori e insuccessi, è tutto ciò a cui devono dare senso e valore e che può renderli felici?
Come posso uscire da questa impasse? Cerco la strada per costruire un altro valore fondante, quello del dialogo, con gli altri e con se stessi di riflesso. Lo individuo come punto di partenza, il mio inizio, probabilmente anche il mio punto di arrivo. Ma non ho la più pallida idea di come arrivarci. Provo quotidianamente a dedicare tempo alla discussione; a loro piace molto e parliamo, moltissimo. Ma nessuna di quelle parole assomiglia a un dialogo.

Da Diario di scuola II

Ecco i link ai numeri della rivista Ricerche Pedagogiche dove sono stati inseriti i primi due capitoli del Diario di scuola della professoressa Alessandra Avanzini.
Non mancano altri interessanti articoli che potrete scaricare singolarmente o all’interno dell’intera pubblicazione, una risorsa preziosa a disposizione di tutti.
Ricerche pedagogiche n°211
Ricerche pedagogiche n°212-213